venerdì 27 settembre 2013

Raymond Griffith, l'uomo in Frac

C'è un Griffith molto noto nella storia del cinema. E' forse quello che ha rappresentato per primo il linguaggio cinematografico maturo con le sue regole (e i suoi miti). Si chiamava David Wark Griffith. Un nome, un oceano. C'è un Griffith meno noto nella storia del cinema. Non ha fatto nulla davvero per primo. Sempre Griffith di cognome, di nome Raymond. E' un attore, anche se nel corso della carriera ha lavorato anche come sceneggiatore e gagman (per Mack Sennett, non uno qualsiasi). Ma no, non ha inventato nulla. Buona parte del costume, del portamento, dello stile, appartengono a un grande della storia della comicità, Max Linder. Un marchio: persino il grande Charlie Chaplin si dichiarava suo allievo. Non fu difficile per Griffith trovare in lui un modello.
Ma allora perché tra gli appassionati di cinema muto, tra gli amanti della commedia "silenziosa", il nome di Raymond Griffith non solo è noto (e molto) ma anche osservato con una sorta di ammirazione, rispetto, riverenza? Provo a rispondere alla domanda. Innanzitutto, non era un pagliaccio. Faceva commedie, non pagliacciate. Meglio: le pagliacciate le lasciava al resto della compagnia. Malizioso, furbo, sempre pronto a stupire lo spettatore, Raymond Griffith rifiutava il ruolo della vittima sacrificale così caro agli altri suoi contemporanei. Se c'era un buccia di banana per terra, l'aveva lasciata lui. Erano gli altri a doversi preoccupare delle sue reazioni, che erano sempre ingegnose, brillanti e avvedute. Originale, perché se è vero che deve molto a Max Linder, è altrettanto vero che lui (Griffith) non era un accentratore. I suoi film, anticipando la commedia "pensante", erano costruiti con chic, equilibrio, d'impronta sofisticata, di classe. Le trame non erano mai semplici. Quando lo erano, non è il Griffith che i cinefili amano. Un'altra peculiarità di questo grande attore: nel corso della sua carriera è stato abile come commediante e viene ricordato soprattutto per questo genere di interpretazioni, ma altrettanto bravo risultava essere in film più seri, "gialli" o d'azione. Non è mai stato inquadrabile, Raymond Griffith. Elusivo, fino in fondo. Tanto che molti dei suoi film sono andati perduti, rafforzando l'alone di mistero che circonda la carriera di tanti grandi di quel periodo. Tutte queste cose, hanno rafforzato il sorgere del suo intempestivo mito che, sebbene gradualmente attenuatosi rispetto alle riscoperte di una ventina d'anni fa, sopravvive ancora in una cospicua cerchia di appassionati di silent comedy.
La carriera di Raymond Giffith comincia più o meno alla metà degli anni '10, in varie case di produzione, Kalem, L-KO, Triangle, come quasi tutti gli attori della sua epoca aveva bisogno di battere tante strade diverse, perfezionarsi, provarsi in diversi ruoli creativi (come detto, per un certo periodo aveva preferito lavorare dietro le quinte come creatore di gag) per poi sfondare.
Stravagante com'era, Raymond Griffith non poteva che giungere alla notorietà in modo bizzarro. Assunto all'inizio del 1923 da una grande produzione del tempo, la Goldwin Pictures, prese parte a una serie di film non comici nei quali era lui stesso a immettere il tocco farsesco e brillante di cui necessitavano.

Nel film giallo RED LIGHTS ha il buffo ruolo di un detective che neutralizza delitti prima avvengano sul serio, creando una divertente parodia del genere romanzesco. Per fortuna, il film è ancora in circolazione e sovente proiettato in giro per i festival del cinema muto. Griffith riesce a prendersi gioco non solo degli altri interpreti ma degli spettatori stessi. In THE ETERNAL THREE (sopravvissuto ma rarissimo da vedere), Griffith è lo sregolato figlio adottivo di un chirurgo, al quale vuole portare via la giovane moglie dopo averne sedotto la segretaria. In THE DAY OF FAITH (purtroppo perduto), diretto dal grande Tom Browning, Raymond Griffith è un reporter furbo e sprezzante, incaricato di diffamare una giovane filantropa e finendo per aiutarla. THE WHITE TIGER, la seconda collaborazione Browning/Griffith, si è invece conservato ed è un esempio delizioso delle grandi virtù attoriali del protagonista, un furfante che scopre di avere come complice l'assassino del padre. Questo film venne prodotto dalla Universal. Dopo aver girato un altro film per Goldwin, NELLIE, THE BEAUTIFUL CLOAK MODEL (film perduto), Raymond Griffith ottiene il contratto più importante della sua carriera, firmato con la Famous Players-Lasky. Siamo all'inizio del 1924. Apogeo del cinema muto, che nel giro di qualche anno avrebbe dovuto lasciare il campo, non prima di aver prodotto profusioni immortali in abbondanza.
Sono molto numerosi i film interpretati da Griffith negli anni successivi. Incalzato da un ritmo di produzione alto, non tutti potevano essere dei capolavori. Ciononostante, in quello che fu il periodo d'oro della sua esperienza di comedian, poteva contare su ottime critiche e un clamoroso apprezzamento di pubblico. Ci fu chi lo paragonò a Charlie Chaplin (puntualmente, non appena un comico raggiungeva l'interesse della critica veniva subito accostato all'artista inglese), chi ne preannunciò un fastoso futuro, chi semplicemente provava piacere a vedere i film che interpretava. Ad oggi (2013) sono purtroppo ancora moltissimi i film del periodo centrale di Griffith che mancano all'appello per poter essere esaminati e giudicati. Elusivo. Già. Passato velocemente all'attenzione del pubblico, Raymond Griffith è entrato dalla finestra per poi uscire dalla soffitta portando insieme a lui più di un mistero. Quello della sua voce, innanzitutto. Che sia vero o meno che l'avesse persa molti anni prima in uno spettacolo teatrale in cui aveva compromesso le sue corde vocali, o che il tutto fosse semplicemente frutto di una brutta bronchite malcurata, è certo che l'attore mostrava seri problemi nelle sonorità elevate dell'espressione verbale, difficoltà che in seguito ne inibì totalmente un futuro nel cinema parlato. Non era un attore come gli altri, Raymond Griffith.
Esaminando i film sopravvissuti del suo periodo d'oro, le sorprese non mancano. Due perle del 1924, CHANGING HUSBANDS e OPEN ALL NIGHT, commedie dilettevoli la cui apparizione di Raymond Griffith basta da sola per ascenderne l'interesse. E' una comicità elegante, ricercata, senza mai sfociare nella minima artificiosità di maniera. Questi film sono deliziosi ma molto rari da vedere, soprattutto il primo. Più accessibile è sicuramente MISS BLUEBARD (1925), film apparentemente ordinario, carico di intertitoli, che sarebbe evidentemente caduto nel dimenticatoio dei dimenticati se non fosse per la rilucente interpretazione di Raymond Griffith, che non è il vero e proprio protagonista della vicenda ma finisce per diventarlo agli occhi degli spettatori grazie alla sua immancabile padronanza di scena e delle possibilità illimitate della sua gamma mimico-interpretativa. In THE NIGHT CLUB (1925) Griffith interpreta uno sposo abbandonato prima delle nozze. Disgustato, decide per sempre di rinunciare alle donne, ma i suoi propositi devono essere presto abbandonati poiché una cospicua eredità è in vista nel caso riesca a trovare moglie abbastanza alla svelta. Il tema è curiosamente lo stesso di un coevo film di Buster Keaton (SEVEN CHANCES, uscito un mese prima), tuttavia lo svolgimento dei due film è totalmente differente, altrettanto bizzarro risulta il fatto che due film con un soggetto così similare siano stati distribuiti lo stesso periodo, senza che l'uno possa aver influenzato lo sviluppo dell'altro, data la contemporaneità delle rispettive realizzazioni. THE NIGHT CLUB rimane finanche più spassoso di SEVEN CHANCES, per quanto privo degli acuti simbolismi dell'ultima parte del grande film di Keaton.

Sempre del 1925 PATHS TO PARADISE, probabilmente il più bel lavoro di Griffith tra i film sopravvissuti. Due ladruncoli (Griffith e l'attrice Betty Compson) si contendono dei gioielli in una cassaforte. La comicità risulta ancora più esilarante e irresistibile perché entrambi i protagonisti sono molto bravi e scientemente tagliati per i ruoli affidatogli. Raymond Griffith del resto, era uno di quegli attori che aveva bisogno più di altri di un buon partner sullo schermo per rendere al meglio: Betty Compson sa ricoprire bene questo compito e risulta quasi altrettanto comica. L'ultimo rullo del film è purtroppo perduto, ma ben ricostruito grazie a descrizioni e foto di scena.
I due film sopravvissuti del 1926, HANDS UP! e YOU'D BE SURPRISED, mantengono alto il livello qualitativo anche se purtroppo non consentono a Griffith un salto forse mai atteso. Il primo è una commedia ambientata nella guerra civile americana. Griffith vi interpreta una spia sudista che cerca di sottrarre ai nemici un prezioso carico d'oro, come unica alleata la sua astuzia. Il film viene spesso proiettato nel festival del cinema muto, data la pregevole qualità della copia conservata: la trama è sicuramente sopra le righe e anche se non di encomiabile esecuzione, contiene come al solito svariate scene che brillano di luce personale. Il secondo film è un giallo, Griffith ha la parte di un coroner alle prese con l'impegnativo enigma di un delitto. Quello che sorprende di questi film è anche quanto siano avanti rispetto al loro tempo, nel contenuto più che nella forma. Sono commedie "arricchite", mature.
I film del 1927 non sono giunti fino a noi, le critiche non li consideravano all'altezza dei precedenti e il contratto di Raymond Griffith con la Famous Players venne terminato. L'alba del sonoro era in vista. Dopo aver interpretato pochissimi film parlati, Raymond Griffith preferisce porre fine alla sua carriera di attore, tornando al suo lavoro di sceneggiatore e, talvolta, produttore associato. Al di là del cinema, il silenzio. Non quello delle immagini, per Raymond Griffith la consapevolezza di aver dato, nel percorso più o meno lungo o intenso, anche nella lucidità dell'andare avanti. Oltre la fine, al di là del parlato, un piccolo testamento. Così, per l'ultima volta. ALL QUIET ON THE WESTERN FRONT (1930), di Lewis Milestone. Le ultime righe sono tratte dalla rivista Photoplay (1930):

A Hollywood uno dei detti favoriti è "piuttosto che avere uno stipendio più basso, lo faccio gratis". Attori e attrici lo hanno detto per anni ai casting directors, ma è stato ora posto in pratica per la prima volta: un attore ha realmente lavorato gratis. Raymond Griffith, una volta attore comico per Sennett, è stato chiamato dalla Universal per interpretare il ruolo del "poilu" francese che muore tra le braccia di Paul in "All Quiet on The Western Front". Era proprio una particina e la compagnia riteneva di non poter corrispondere a Raymond una somma pari al suo normale salario: chiese a Raymond di ridurla, ma egli rispose con la frase sopra ricordata. Così la Universal lo lasciò fare. Il regista Milestone e Raymond erano amici da anni e Millie aveva parlato di quel ruolo a Ray un sabato pomeriggio in casa di James Gleason: naturalmente Ray aveva letto il libro ed era pazzo per quel ruolo. Vi scorgeva non solo la possibilità di realizzare una grande interpretazione, ma essendo risolutamente contrario alla guerra vi scorgeva pure una opportunità di contribuire a fare del film un grande documento antibellico. Così disse a Laemmle che avrebbe interpretato quel ruolo senza compenso ed iniziò subito a lasciarsi crescere la barba... In realtà quella breve scena, recitata nella buca fangosa scavata da un obice, è probabilmente la meglio interpretata e di certo la più straziante dell'intero film: in essa Lew Ayres, nel ruolo di Paul, il giovane tedesco, si conferma come una grande promessa, mentre il brano di pantomima di Griffith è semplicemente superbo. Se le lacrime non sono sgorgate in questo punto, scorrono liberamente quando Ayres ferisce il suo nemico e poi grida il suo rammarico nel veder morire il soldato francese. In questo breve brano c'è tutta la tragedia, la futilità, l'irreparabilità della guerra. Oltre ad essere un piccolo trionfo artistico, questa sequenza è un tale esplosivo frammento di propaganda antibellica quale lo schermo non ha mai visto. Griffith ha contribuito a tutto questo con la sua arte.

© Lorenzo Tremarelli